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Parco Eolico

La Rocca

Parco Eolico

La Rocca

Dove si trova

Colline, foreste di faggi, pascoli, cascine, antichi insediamenti, torrenti. E’ una meraviglia della natura Il Parco Naturale Regionale del Beigua, la più vasta area protetta regionale della Liguria situata a cavallo dello spartiacque appenninico, tra le Province di Genova e di Savona. Alcuni paesaggi potrebbero ricordare – con le dovute proporzioni – scorci delle Montagne Rocciose. Se non fosse che qui siamo sull’Appennino ligure e dunque in lontananza compare sempre il mare, quel “mare oscuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai”, come canta Paolo Conte. Un tempo montagna sacra ai liguris, oggi è conosciuta come l'”Altra Riviera”, per via della sua principesca posizione: un rigoglioso balcone formato da montagne che si affacciano sul mare e che tiene insieme natura, storia, cultura e antiche tradizioni

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Parco Eolico
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Parchi e itinerari

Riconosciuto dal 2005 come Geoparco internazionale e inserito nella Rete Europea dei Geoparchi, il Parco del Beigua è un luogo da esplorare con meticolosa lentezza: a piedi, in sella a una bicicletta o a cavallo, seguendo i numerosi percorsi che collegano i centri della costa e delle valli con le vette delle montagna e tenendosi a debita distanza dal frastuono della vicina civiltà. La rete escursionista si sviluppa per oltre cinquecento chilometri e permette di ammirare le bellezze ambientali e storico-culturali del parco camminando sui crinali montuosi a due passi dalla Riviera. Un bellissimo itinerario panoramico in quota, facilmente percorribile, parte da Prato Rotondo (1100 m.), nei pressi della vetta del Monte Beigua, dove si trova il rifugio omonimo ed il punto informativo del Parco. Da li, seguendo le indicazioni dell’Alta Via dei Monti Liguri, il sentiero giunge ad uno spuntone di roccia sporgente dove si potrà osservare una delle viste più belle di tutta la costa, da Levante a Ponente. Proseguendo in falsopiano lungo lo spartiacque ligure-piemontese si arriva alla casa della Miniera, un ex riparo degli operai che lavoravano all’estrazione del ferro oggi trasformato in un riparo per gli escursionisti, si attraversa il Passo del Faiallo, si supera la Cima del Pozzo e infine si giunge al rifugio Argentea, che si trova sulla sommità della cima Pian di Lerca, in uno dei tratti più spettacolari dell’Alta Via. Ristrutturato dall’Ente Parco del Beigua il rifugio è stato inaugurato nel 2014 e attualmente è gestito dal CAI di Arenzano.

Attività consigliate

Chi invece volesse confrontarsi con qualcosa di più avventuroso di una semplice camminata non ha che l’imbarazzo della scelta. La presenza di crinali rocciosi e pareti a strapiombo rende alquanto suggestiva la pratica dell’arrampicata. Proprio accanto al parco eolico ci si può allenare su una palestra di roccia appositamente attrezzata, sui siti naturali “chiodati” o anche cimentarsi con la pratica estrema del bouldering, l’arrampicata sui massi senza alcun tipo di equipaggiamento. I fanatici delle due ruote avranno a disposizione sei percorsi da MTB tutti all’interno del parco (è richiesto un buon allenamento) e ben due ciclovie del Beigua da percorrere con bici da strada. Mentre gli appassionati di rafting potranno lanciarsi nei canyoning lungo torrenti che attraversano gole strette e incassate.

La scelta dipenderà anche dal periodo dell’anno. Se in primavera e estate sarà piacevole fare Nordic Walking – ci sono sei percorsi a disposizione tra i quali va menzionato il sentiero panoramico all’interno della Foresta della Deiva – in inverno è vivamente consigliato indossare le ciaspole e inoltrarsi in uno dei cinque percorsi segnalati che attraversano il parco. Mentre in autunno, quando la natura mette in atto forme di auto-protezione, è quasi obbligatorio attraversare il foliage della faggeta, con i verdi boschi del Beigua che si trasformano in un caleidoscopio di colori caldi: differenti tonalità di marrone, rossi cupi, gialli che sembrano arancioni.

Tradizioni culinarie

Scendendo dal monte Beigua si può optare per una piacevole sosta a Sassello, noto già in epoca medievale quale centro per la lavorazione del ferro e oggi uno dei centri più economicamente vitali dell’entroterra savonese. Primo comune italiano ad ottenere la bandiera arancione del Touring Club a Sassello si viene, tra le altre cose, per andare a caccia di funghi porcini e per fare incetta degli storici amaretti, emblema della pasticceria sassellese. Fu una certa signora Gertrude, nel lontano 1860, a ideare per usi casalinghi – aveva una piccola osteria – la ricetta di questo morbido pasticcino utilizzando i prodotti del territorio, le mandorle e le armelline, mandorle amare raccolte dal nocciolo dell’albicocca.

Successivamente, visto l’imprevisto successo di questo singolare dolcetto dalla forma rotonda e dal retrogusto amarognolo, iniziarono le prime vendite locali, a cui fece seguito una discreta fama oltreoceano dovuta ai migranti che erano stati costretti ad espatriare per lavoro e infine, nei primi anni del Novecento, arrivarono anche i riconoscimenti internazionali all’esposizione Internazionale di Parigi nel 1911 e di Madrid nel 1914. Così nel II dopoguerra molti di quei laboratori artigianali diventarono moderne fabbriche e contribuirono a trasformare Sassello in un vero e proprio distretto dolciario. Da Sassello vale la pena fare un’ultima tappa a Pontinvrea, dove dal 2008 è in funzione il parco eolico La Rocca, che prende il nome dalla Rocca della Ghingherina, una sommità rocciosa sullo spartiacque ligure-padano che si trova nella zona del sito eolico.

Il progetto ” Freestyle Hospital”

Appena fuori da Pontinvrea abita una star internazionale del motociclismo freestyle, uno di quei folli che esegue il giro della morte a oltre venti metri d’altezza staccando le mani dal manubrio con la stessa semplicità con cui una persona normale si appresta a parcheggiare la macchina. Si chiama Vanni Oddera, è nato e cresciuto in queste terre e ora vive in una vecchia cascina con dieci ettari di terreno, prati e boschi di querce, un piccolo paradiso dove si è costruito il suo park di allenamento personale, con tanto di rampe, atterraggi vari, piste e passerelle per le bici. In questo borgo di montagna dell’entroterra ligure, dove la famiglia possiede da tempo una storica trattoria, La Pineta, Vanni Oddera è conosciuto da tutti. Per le sue acrobazie con la sua KTM, per il suo modo di fare piuttosto schietto e un tantino eccentrico, per il suo stile di vita, anni in giro per il mondo tra gare, donne e mondanità, ma anche per aver inventato da più di una decina d’anni la Mototerapia, portando sollievo e un barlume di speranza nelle vite di tanti ragazzi disabili. D’intesa con il Gaslini, l’ospedale pediatrico di Genova, nel 2012 si è inventato il progetto “Freestyle Hospital”, introducendo le moto all’interno dei reparti pediatrici-oncologici.

Un progetto che poi nel tempo ha acquisito un respiro internazionale. E in pieno lockdown, nel 2020, ha lanciato con un team di esperti “Mototerapia Take-away”, iniziativa parallela che ha permesso di portare le moto direttamente a casa dei ragazzi, con un tour che ha attraversato gran parte della penisola. “Volevo ribaltare l’idea che fare del bene è da sfigati. E poi con me i ragazzi si fidano ciecamente. Quando mi vedono con la tuta mi scambiano per un supereroe”, racconta Vanni Oddera, che a dodici anni scoprì di essere affetto dalla sindrome di Kartagener, una rara patologia genetica che provoca un’inversione degli organi speculare rispetto alla loro usuale posizione. I medici gli dissero che avrebbe dovuto fare attenzione anche a scendere le scale, ma non è andata esattamente cosi. Nonostante le ventisei ossa fratturate. E i problemi di vertigini. “Tengo gli occhi fissi sulla moto per non guardare in basso”, dice convinto. Difficile credergli.

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