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Parco Eolico
Rocche Bianche
Parco Eolico
Rocche Bianche
Dove si trova
Il monumento in pietra dedicato agli eroi della resistenza si trova a fianco della Chiesa parrocchiale e racconta molto della storia di Quiliano, piccolo comune dell’entroterra savonese, dove la memoria della lotta partigiana è ancora viva e serve a rendere omaggio ai tanti cittadini che salirono su in montagna per combattere o si impegnarono come volontari. L’avversione quasi totale della popolazione alla dittatura fece di questa valle al confine tra i comuni di Quiliano e di Vado un centro nevralgico di lotta di resistenza, come si può facilmente intuire dalle centinaia di storie che si tramandano di generazione in generazione.
Alcune eroiche, altre più tristi, come quella di Nicolò Peluffo, un sacerdote che cadde in un’imboscata della polizia fascista e venne fucilato senza motivo nel maggio del ’45 davanti alla soglia di casa con tredici colpi di mitra, uno dei quali attraversò il breviario che il prete teneva in petto (oggi conservato presso la Parrocchia di Vado Ligure, dove era stato appena nominato vice parroco).
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Partendo da Valleggia, frazione del Comune di Quiliano, e salendo lungo la bella strada che conduce al complesso di pale eoliche di Rocche Bianche, attivo dalla primavera del 2020, sulla sinistra in basso si noterà in lontananza, siamo tecnicamente nella borgata di Tiassano, un anonimo edificio. Ma a suo modo storico. Fu infatti in quella casa che nei primi giorni di dicembre del 1926 Sandro Pertini e Filippo Turati, primo segretario del Partito socialista italiano, si rifugiarono dall’amico Italo Oxilia prima di fuggire a bordo del motoscafo “Oriens” dal porto di Savona con destinazione Corsica.
Un territorio da scoprire
Ma è tutta la valle a essere disseminata di storie, racconti e ricordi. Un ottimo modo per incrociare la storia partigiana con le bellezze naturalistiche di un territorio ancora poco conosciuto è quella di percorrere l’anello di Roviasca, un itinerario escursionistico circolare lungo circa 11 chilometri che si svolge su un’antica mulattiera tra boschi di castagno e faggio e che attraversa i luoghi della memoria. Come le grotte rifugio utilizzate in tempi di clandestinità o il Teccio del Tersè, un antico essiccatoio delle castagne oggi adibito a rifugio ma in passato luogo simbolo della resistenza locale, dove si formò il primo gruppo di combattenti Partigiani del savonese che prese il nome di Francesco Calcagno (in seguito fucilato). Un luogo ancora oggi sede di commemorazioni nel periodo intorno al 25 aprile.
Naturalmente la bellezza di queste zone non si esaurisce con la storia partigiana. Il gruppo escursionistico La Rocca, attivo da oltre 35 anni, organizza passeggiate lungo la valle per locali e forestieri. Molte le opzioni a disposizione, a cominciare dall’antico sentiero che partiva da Valleggia e arrivava in località Termine. Oggi che questa strada è stata asfaltata si può arrivare fin lì in macchina e percorrere a piedi la sterrata che passando accanto al parco eolico conduce al Campo dei Francesi, dove un tempo c’era un accampamento napoleonico, quando le truppe francesi agli ordini del generale Massena si scontrarono con l’esercito austro-ungarico. Si mormora che da queste parti sia ancora sepolto anche un tesoro napoleonico – il nome di Napoleone Bonaparte va da sempre a braccetto con le più disparate leggende – ma nessuno lo ha mai trovato. Dal campo con un ultimo sforzo è consigliato raggiungere Rocca dei Corvi, una piccola montagna che sorge a quasi ottocento metri sul versante marittimo della catena alpina e dalla cui cima si gode un panorama meraviglioso, con vista sull’Appennino ligure, le alpi apuane e, se si è fortunati, sull’isola d’Elba e anche sulla Corsica. Sotto la Rocca, inoltre, è presente uno degli areali di faggi più bassi di tutta la Liguria.
La zona è molto battuta anche dagli appassionati di mountain bike, ma qui la premessa è d’obbligo: serve avere un minimo di gamba e di predisposizione alla fatica, visto che da queste parti le pendenze sono severe e le pianure poco più di un miraggio. Meglio dunque affidarsi alle sagge scelte dell’associazione Vada sabatium outsider, che da un paio di anni si è messa in testa di recuperare gli antichi sentieri carrabili, quelli con i fondi in pietra, pulendoli manualmente e riportandoli alla luce, con l’obiettivo finale di metterli in rete cosi da essere fruibili a tutti.
In tempi di pandemia andava per la maggiore un sentiero ironicamente ribattezzato I Domiciliari, un single treck tecnico che partendo dal Campo dei Francesi scende giù ripido verso il mare di Vado. Ma per i più sportivi c’è anche la possibilità partendo dalle Rocche Bianche, località che fa da spartiacque tra i vari territori comunali, di raggiungere Altare e la Val Bormida, passando per il Monte Baraccone e collegandosi con l’Alta Via dei Monti Liguri. Le opzioni in sella qui davvero non mancano. A costo di un po’ di sana fatica e sudore.
Una particolare biodiversità
La valle tra Vado e Quiliano è nota anche per la particolare biodiversità. “E’ una caratteristica comune a gran parte della Liguria – racconta Laura Brattel, linguista per studi e botanica per passione – ma questa zona ha una ricchezza di straordinaria. Io sono stata in grado di riconoscere 38 specie selvatiche commestibili, di quelle che noi utilizziamo nel nostro prebuggiùn”, un insieme di erbe utilizzate come condimento per i piatti tipici locali, come le torte salate e i cosiddetti ravioli di magro. Inoltre, aggiunge Laura, la vallata di Quiliano ha anche l’onore di ospitare una tra le più belle e sorprendenti orchidacee che possano esistere. “Si tratta dell’Ophrys fuciflora, un fiore meraviglioso e altamente specializzato che riproduce nella forma, nel colore e addirittura nell’odore l’insetto femmina della specie cui si rivolge per la loro impollinazione. Stiamo parlando dell’apice dell’evoluzione floreale”.
Per tornare all’energia, una particolarità di questo parco è che sarà il primo che alimenterà direttamente veicoli elettrici. Nel corso dell’estate 2022, a Vado Ligure presso l’uscita Savona dell’autostrada A10, si inaugureranno le colonnine di RICARICA Hub, con energia rinnovabile proveniente dal parco di “Rocche Bianche”.
La tradizione della “Pietra della Strega”
Infine, una curiosità. Salendo da Valleggia verso la strada che porta al parco eolico ad un certo punto si noteranno ai bordi della strada vari pezzi di quello che originariamente doveva essere stato un enorme blocco di roccia di forma piramidale, con una altezza approssimativa di quattro metri e una larghezza di tre. Un cartello posizionato in loco spiega che siamo in presenza della “Pietra della Strega”, Pria da Stria in dialetto locale. Si racconta che in passato alla pietra era stato attribuito un valore sacro e che venisse utilizzata per riti legati alla fertilità. Ancora fino alla fine del 1800 le donne che non potevano avere figli si recavano fin li a “sfregare” la pancia della pietra con la speranza di poter rimanere incinte. Oggi questa antica tradizione, che qualcuno fa risalire addirittura al paleolitico, naturalmente si è persa ma da queste parti tutti ne conoscono la storia e la pietra nel tempo è diventata un punto di riferimento più laico per tutti gli escursionisti che salgono su in montagna.