Project Description
Parco Eolico
Santa Ninfa
Parco Eolico
Santa Ninfa
Dove si trova
E’ un territorio davvero speciale quello che ospita il Parco eolico di Santa Ninfa. Per la conformazione del suo territorio e per le meraviglie storico-artistiche da cui è circondato. Tra le quali spicca per importanza il Cretto di Burri, una delle più stupefacenti opere di land art al mondo, una sorta di sudario di cemento che ripercorre le vie della città vecchia di Gibellina distrutte dal terremoto del Belìce del 1968, ricostruendone la pianta originaria.
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Il “Grande Cretto”
“C’è un crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce”. Viene in mente un verso di una canzone Leonard Cohen (Anthem) visitandolo per la prima volta. Non è una questione di bellezza, quella è soggettiva, ma di memoria, solitudine, speranza. Il “Grande Cretto”, come è stato ribattezzato, è il simbolo di quella tragedia. Negli anni Ottanta molti artisti aderirono a titolo gratuito all’appello dell’allora visionario sindaco Ludovico Corrao di ridare slancio alla fondazione della nuova Gibellina con nuovi progetti architettonici e opere di arte contemporanea.
Anche l’artista umbro venne invitato a partecipare ma una volta sul posto scelse di intervenire sulle macerie della città vecchia. “Compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene – spiegò – e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”. Non si può dire che non ci sia riuscito. L’opera, realizzata tra il 1984 e il 1989 rimase incompiuta e il completamento è arrivato solo nel 2015, in occasione del centenario della nascita di Burri. La visita al cretto vale da sola un biglietto di viaggio in terra siciliana.
Per avere una minima tangibile idea dei danni che provocò quel terremoto a pochi chilometri dal Cretto di Burri si trovano i ruderi di quello che una volta era il paese di Poggioreale. Come nel caso di Gibellina si decise di costruire la nuova città altrove, qualche chilometro più a valle, ma in questo caso il piccolo borgo sepolto dalle macerie è ancora li al suo posto, seppur sepolto dalla vegetazione. Con le abitazioni letteralmente squarciate dalle crepe.
L’entrata di quello che rimane del corso principale è ufficialmente chiusa, per motivi di sicurezza, ma basta aggirare un basso cancello per trovarsi di fronte un paese fantasma che mostra i segni e le memorie del passato: l’ufficio postale, la biblioteca del paese, persino l’insegna arrugginita di un negozio di alimentari. E molti oggetti e documenti ora in parte recuperati grazie a un recente progetto di recupero avviato dall’associazione Poggioreale Antica. Ironia della sorte, questo paese fantasma è diventato negli anni un ambito set cinematografico, utilizzato anche da Tornatore per il film “L’uomo delle stelle”.
Arte e musei
Per avere un quadro d’insieme e chiudere il cerchio non resta che dirigersi verso Gibellina nuova e verificare con mano la storia di un miracolo incompiuto. Apprezzato e criticato con simile veemenza. Ma assolutamente da vedere almeno una volta, per la sua tipicità. Il simbolo di Gibellina lo troverete all’entrata del paese, è la Stella di Pietro Consagra, denominata dallo stesso progettista “Ingresso al Belìce”. Un portale d’acciaio inox che richiama le luminarie festive dei paesi di un tempo e che introdurrà il visitatore a un percorso di oltre cinquanta opere d’arte, installazioni e sculture dislocate lungo tutto il tessuto urbano, in quello che è probabilmente il museo all’aperto più esteso d’Europa. Merita senz’altro una visita anche il Museo di arte contemporanea, che possiede una collezione di circa 2.000 opere d’arte, tra cui spicca il grande ciclo della natura di Mario Schifano, oltre a una serie di interessanti bozzetti e modelli delle architetture della nuova Gibellina.
Il Castello di Rampinzeri
Tra i comuni letteralmente rasi al suolo dal terremoto ci fu anche quello di Santa Ninfa. Il celebre castello di Rampinzeri, citato anche da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo – “un’enorme fabbricato, abitato soltanto durante un mese dell’anno da braccianti, muli ed altro bestiame” – fu danneggiato e in seguito ristrutturato da privati. In realtà la parola castello è impropria. Si tratta di un antico baglio del 600 fondato da Don Luigi Arias Giardina, primo barone e marchese di Santa Ninfa, e situato alle pendici del Monte Finestrelle, un luogo da sempre strategico per via della sua posizione dominante sulla valle del Belìce.
Non a caso qui nel 1937 il re Vittorio Emanuele e il capo del Governo Benito Mussolini assistettero alle fasi finali delle cosiddette “grandi manovre” militari eseguite dall’Esercito Regio. Acquistato nel 2008 dal Comune di Santa Ninfa e in parte restaurato con fondi europei dedicati alla ristrutturazione delle aree naturali protette, il castello, le cui facciate esterne in alcuni punti ricordano trame andaluse, oggi ospita un museo naturalistico e geologico che racconta il territorio, un centro di educazione ambientale, un centro di documentazione oltre che la sede della Riserva naturale “Grotta di Santa Ninfa”, istituita nel 1995 dalla Regione e affidata a Legambiente Sicilia. Dunque un ottimo punto di partenza per visitare questo altopiano carsico non molto conosciuto ma di notevole interesse geologico, naturalistico e paesaggistico.
La Grotta di Santa Ninfa
La Riserva Naturale, istituita nel 1995, è nata per tutelare la Grotta di Santa Ninfa, un complesso sistema ipogeo di origine carsica esteso per 1,4 chilometri e ancora attivo – oggi accessibile solo agli speleologi per motivi di sicurezza – ma anche per salvaguardare l’intera valle del Biviere, una vallata che si estende per 140 ettari e che corrisponde al bacino di alimentazione della grotta. Nella Riserva si organizzano attività didattiche con le scuole, si fa ricerca scientifica, educazione ambientale e si organizzano escursioni o passeggiate lungo i cinque sentieri strutturati, alla scoperta delle doline di origine carsica o della necropoli di Monte Finestrelle. Uno dei più interessanti, lungo poco meno di quattro chilometri, parte dal museo etnoantropologico e prosegue lungo la sorgente del torrente Biviere attraversando una vegetazione autoctona molto particolare.
Usciti dalla riserva il consiglio, soprattutto per chi fosse in viaggio con la famiglia, è di fare una sosta al parco NaturAvventura, nove ettari del bosco Finestrelle dove tre giovani educatori ambientali, Adriana, Roberta e Manuel, hanno ideato un parco avventura dove anche i più piccoli di età potranno lanciarsi in totale sicurezza in una serie di divertenti percorsi acrobatici in mezzo alla natura incontaminata. Si parte già dai tre anni, grazie all’uso delle reti “nido” e a uno specifico percorso di casette sugli alberi. L‘idea di fondo del progetto è quella di coinvolgere i più giovani con una serie di giochi educativi facendoli così familiarizzare con il bosco, i sentieri e il territorio di riferimento.
Il territorio
Territorio che naturalmente si può scoprire utilizzando anche le due ruote. Come sanno tutti gli appassionati che ogni anno si iscrivono alla Granfondo MTB di Santa Ninfa, una gara amatoriale che si sviluppa su un tracciato unico, tra i sentieri e gli sterrati del Bosco Sinapa e del Monte Finestrelle – chiamato cosi per via delle piccole tombe rupestri scavate sul versante meridionale, gran parte delle quali andate perdute per via dei crolli della parete gessosa – e che raggiunge le vette più alte del Parco Eolico RWE, situato tra i territori di Gibellina, Santa Ninfa e Salaparuta, dove si può ammirare un panorama che spazia su tutta la Sicilia occidentale.
Giovando lungo i crinali della montagna non stupitevi se incontrerete eleganti purosangue arabi intenti al pascolo. Sono i cavalli del club ippico che ha sede all’interno del castello di Rampinzeri. Il proprietario, Vito, che dirige anche un ristorante molto apprezzato sempre al castello – il pezzo forte è la pecora bollita – organizza facili escursioni in zona, aperitivi sul monte o, se siete cavallerizzi con una certa esperienza, anche lunghe cavalcate che vi condurranno fino ad ammirare il Cretto di Burri.
A questo punto, se tempo e voglia ancora vi sostengono, lasciatevi alle spalle la valle del Belìce e puntate diritti verso il mare, dirigendovi nella zona delle saline appena fuori Marsala. Una volta giunti a destinazione cercate un buon posto panoramico dove fermarvi almeno qualche minuto a contemplare il colore delle acque che cambiano con il calar del sole, magari facendovi accompagnare da un buon bicchiere di vino. Dicono che li ci sia uno dei tramonti più belli al mondo. Varrebbe la pena andare a verificare di persona.