Project Description
Parco Eolico
Taranto
Parco Eolico
Taranto
Dove si trova
Dalla città vecchia di Taranto le pale eoliche non si vedono, nessuna traccia all’orizzonte. Non si notano neanche dalla nuova. Bisogna arrivare fino al molo Polisettoriale per scorgere le prime turbine, che sono allineate al molo, a una distanza di circa trecento metri. Le altre sono a più di tre chilometri in linea d’aria. Danno un’idea di leggerezza e fanno pensare al futuro, quello prossimo. Più rinnovabili e meno combustibili fossili. E’ in questa splendida città del sud, spesso nominata solo per la questione dell’Ilva, che ha preso piede il primo parco eolico offshore non solo italiano ma dell’intero Mediterraneo.
Per una volta un primato nostrano, come racconta Luigi Severini, il progettista del parco eolico. “Taranto in questo – aggiunge – è un laboratorio per le sfide future”. Anche di nuove forme di turismo, a breve infatti tra le pale del parco sarà allestita una vera e propria palestra per esercitazioni di archeologia subacquea, uno spazio attrezzato con reperti archeologici, vasi, giare, statue. Utilizzabile dal centro carabinieri Subacquei, che non ha un posto dove allenarsi, ma anche da appassionati di immersioni e dagli studenti universitari, che potranno così esercitarsi con le misurazioni. In progetto c’è anche l’idea di costruire una sede a terra, allestita come un museo multimediale collegato con l’università e il mondo del turismo.
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D’altronde un parco eolico offshore dove poteva essere installato se non in quella che è stata ribattezzata come “La città dei due mari“? A Taranto infatti convivono il mar Piccolo, una laguna costiera di venti chilometri quadrati – visto dall’alto appare come un otto rovesciato – e il mar Grande, che poi sarebbe lo Ionio. Immaginando un itinerario marino che faccia da filo conduttore e tenga assieme le varie anime della città si potrebbe iniziare percorrendo la Circum Mar Piccolo, antica strada che costeggia appunto i due seni di forma ellittica del mar Piccolo di Taranto. Un luogo silenzioso, selvaggio, immerso nella natura, dall’atmosfera romantica e dai grandi panorami, dove è più facile entrare in contatto con animali, aironi, fenicotteri, cavalieri d’Italia, che con esseri umani.
Da poco il Comune ha istituito l’Ecomuseo “Palude La Vela-Mar Piccolo”, un museo diffuso sul territorio che mira a conservare e valorizzare la biodiversità della Riserva ma anche a portare avanti un progetto di sviluppo sostenibile basato sul turismo esperenziale, in un luogo magico dove c’è la possibilità di fare birdwatching, percorrere i sentieri di antica tradizione o uscire in canoa. Ma le scoperte che si possono incontrare seguendo la Circum Mar Piccolo sono davvero varie: dall’antica masseria San Pietro, abitata già in epoca romana e oggi trasformata in un elegante relais, al sottostante acquedotto romano, in parte visitabile, fino al monastero dei Battendieri, antica struttura monastica risalente al 1597 ad opera dei frati cappuccini, che qui vi battevano le lane per realizzare i sai.
Le Cozze Nere di Taranto
Il mar Piccolo ha inoltre il merito di ospitare, potremmo dire da sempre, gli allevamenti delle “Cozze Nere” di Taranto, un’eccellenza gastronomica della città trasformatasi in nuovo Presidio Slow Food. I primi documenti sulle cozze risalgono al 1525, e ancora oggi le pratiche di allevamento si fondano su conoscenze secolari dei mitilicoltori locali, tramandate di generazione da padre a figlio, anche se gli impianti tradizionali su pali sono stati progressivamente sostituiti da più moderni impianti.
La dolcezza di questo cibo deriva dalla presenza nel mar Piccolo di numerose sorgenti di acqua dolce, chiamate Citri, che mescolandosi all’acqua del mare ne abbassano il tasso di salinità, dando forma a quell’inconfondibile sapore. Avvertenza: se vi capita provatele crude, con l’aggiunta solo di una spruzzata di limone.
Poi ci sarebbe il Galeso, uno dei fiumi più piccoli al mondo, lungo appena 900 metri, un luogo caro ai tarantini ma in passato omaggiato da poeti come Virgilio e Orazio, che ne cantava le “dolci acque”. Il suo parco è un piccolo gioiello della natura, che Legambiente sta cercando di salvare dal degrado, con l’obiettivo di trasformare l’area in un’opportunità turistica e culturale.
Oggi il parco è anche diventato il punto di arrivo della Rotta dei due Mari, un itinerario percorribile a piedi o in bicicletta in modalità slow che attraversa un territorio unico nel suo genere. Il cammino parte da Polignano a Mare, segue la ciclovia dell’acquedotto pugliese, attraversa il Parco Naturale delle Pianelle, la più grande riserva naturale dell’area, e raggiunge il mare di Taranto, terminando il percorso con uno splendido affaccio sul mar Ionio.
A proposito del legame tra Taranto e l’acqua
In città è quasi doverosa una visita alla Concattedrale Gran Madre di Dio, la Chiesa commissionata dall’Arcivescovo di Taranto, Guglielmo Motolese, e realizzata nel 1970 dal celebre architetto Gio Ponti nel Borgo Nuovo della città.
L’opera, che nasceva dall’esigenza di instituire un centro religioso vicino al nuovo asse di espansione della città, nelle intenzioni dell’autore doveva rappresentare una sorta di “vela” traforata che si specchia nell’acqua delle tre vasche antistanti l’ingresso, simboleggianti il mare. Un vero e proprio capolavoro, che in occasione dell’anniversario dei cinquant’anni dalla sua realizzazione è stata restituita alla città così come voluta dal designer milanese. Perderla sarebbe davvero un peccato.
Infine, per chiudere questo tour che ha come filo conduttore l’acqua, vale la pena organizzare una gita alle isole Cheradi, un arcipelago composto da due isole che fanno parte del demanio militare e che chiude a sud-ovest la darsena del Mar Grande di Taranto. La più piccola, l’isola di San Paolo, ospita una base della Marina, oltre a un fortino napoleonico (il Forte de Laclos), e non è visitabile, mentre quella di San Pietro è stata di recente aperta al pubblico ed è raggiungibile in estate con un traghetto pubblico.
Luoghi da non perdere
A questo punto non resta che concedersi una piacevole passeggiata nella città vecchia, il nucleo piu antico di Taranto, circondata dal mare e collegata al cosiddetto borgo nuovo da un ponte girevole – i locali la chiamano semplicemente l’isola – e terminare la visita in città facendo un salto al Marta l Museo Nazionale Archeologico di Taranto, fra i più importanti d’Italia, che occupa sin dalle origini l’ex Convento dei Frati Alcantarini. Al suo interno troverete circa duecentomila reperti e manufatti che vanno dalla Preistoria al Medioevo e che hanno l’ambizione di raccontare la storia delle origini dell’Italia meridionale. Da non perdere soprattutto la parte dedicata agli Ori di Taranto, una straordinaria raccolta di arte orafa di età ellenistica, preziosa testimonianza della raffinatissima oreficeria magnogreca.