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Parco Eolico

Tocco di Vento

Parco Eolico

Tocco di Vento

Dove si trova

Cantine di tufo scavate nella roccia, uliveti ultra secolari, cammini di montagna e una posizione geografica invidiabile, nel punto in cui il parco nazionale della Majella, assieme al monte Morrone, finisce con l’abbracciare quello del Gran Sasso.

Benvenuti a Tocco da Casauria, piccolo borgo dell’entroterra pescarese conosciuto come “il paese del vento” (“tocche senza vende è come lu diavule senza dente”, recita un proverbio locale). Si racconta che fino a qualche anno fa, quando il clima non era ancora impazzito e manteneva una sua linearità, a Tocco da Casauria si poteva con misurata certezza stabilire l’ora esatta in base alla provenienza del vento, che a seconda dei momenti poteva arrivare dalla gola di Popoli, dalla marina o scendere giù dalla Majella.

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Il parco Eolico

Luogo d’elezione di un moderno parco eolico, uno dei primissimi in Italia, che ha contributo a migliorare la vita economica e a rivoluzionare la sensibilità ambientale dei suoi abitanti, la storia di Tocco è stata celebrata persino in un articolo di prima pagina del New York Times del 2010 dal titolo evocativo, “Il paese con il vento in poppa”, che ha portato al paese rilevanza internazionale e favorito un’onda lunga turistica che ancora prosegue. Una piccola grande rivoluzione verde per questo borgo di poco più di duemila anime  dove furono costruiti, subito dopo l’unità d’Italia, i primi pozzi petroliferi italiani (terzi al mondo dopo Usa e Romania), quando si scoprì che le falde acquifere tiravano fuori il bitume, depositato all’interno della montagna.

Oggi, al contrario, la storia di Tocco è strettamente legata alle energie rinnovabili. “Siamo stati il primo Comune sotto i 5mila abitanti e uno dei primi in Abruzzo a partire con il servizio di rifiuti porta a porta. E grazie ai fondi del parco eolico abbiamo migliorato il servizio non caricandolo sui cittadini, abbiamo utilizzato gli impianti fotovoltaici per l’illuminazione pubblica e siamo stati il primo paese nella nostra zona a iniziare la digitalizzazione delle scuole elementari e medie”, racconta il sindaco, Riziero Zaccagnini.

Ma non di solo vento si vive. Conoscere Tocco di Casaria significa anche menzionare la toccolana, una cultivar autoctona che deve il suo nome proprio al suo luogo di origine. Si tratta di una pianta di ulivo che ben si adatta a questo microclima, dove il vento costante spazza via l’umidità, e dalla quale si tira fuori un extravergine sofisticato DOP, amarognolo e piccante, che rappresenta uno dei vanti locali da esportare. “Sono circa 80mila piante ultra secolari che da altre parti non attecchiscono, o non danno il frutto, e che crescono solo in questo piccolo territorio di aria casauriense”, spiega Stefano Di Giulio, titolare di un’azienda agricola e uno dei promotori dell’associazione che riunisce una rete di aziende con l’obiettivo di far rispettare un disciplinare di produzione unico e al tempo stesso di riunirsi intorno a un prodotto che sia rappresentativo del territorio. Un’unica avvertenza: a Tocco l’olio non si assaggia volgarmente su un tozzo di pane, ma si degusta come fosse uno champagne. Per apprezzarne le sfumature di complessità e la diversità di profumi: dal carciofo al cardo alla mandorla.

Tradizioni vinicole

Questo borgo battuto dal vento è noto anche per la sua tradizione vinicola e le sue cantine, spesso dislocate in antiche grotte di tufo. Alcune di queste appartengono a Fausto Zazzera, che ha tutte le carte in regola per essere definito un personaggio novecentesco. Ingegnere civile non più giovanissimo, da circa quindici anni si è messo in testa di produrre, all’inizio per gioco, poi più seriamente, un metodo classico artigianale, utilizzando vitigni locali, che non ha nulla da invidiare a spumanti più blasonati. La produzione delle uve, e della base spumante, avviene sulle colline di Crecchio, antico borgo medioevale in provincia di Chieti. La spumantizzazione invece è curata artigianalmente (nel vero senso della parola, vedere per credere) proprio da Fausto Zazzara nelle cantine ipogee di Tocco da Casauria.

Quella più grande, bellissima, è una cantina di tufo scavata nella roccia risalente al XV secolo e un tempo apparentemente ai baroni Bonanni d’Ocre, che la utilizzavano come via di fuga. Il nome dell’azienda rende bene l’idea del personaggio. Si chiama Majgual, perché gli amici gli continuavano a ripetere che lo spumante era ottimo ma ogni bottiglia era diversa da quella precedente. A malincuore però sta per cambiare nome. Sostiene che gli stranieri potrebbero non comprendere appieno la sua raffinatezza. E forse un buon bicchiere di rosé potrebbe venir d’aiuto per salire sulla montagna di Tocco e volare sostenuti dal vento ammirando il borgo e le valli circostanti. Da un paio di decenni infatti la zona, grazie alla sua posizione strategica, a ridosso del massiccio del Morrone e aperta verso il mare, è diventata uno dei punti di riferimento, anche internazionale, per <strong>lanciarsi con il parapendio da una piattaforma naturale posta a seicento metri di quota</strong>.

Sentiero della sostenibilità

Per scoprire il territorio intorno invece un’altra opportunità potrebbe essere quella di seguire il “Sentiero della sostenibilità”, un progetto avviato due anni fa dalla cooperativa il Bosso, specializzata in turismo esperienziale (da non perdere il viaggio in canoa lungo il fiume Tirino). Il percorso, ventidue chilometri da percorrere in bicicletta, ben segnalato da un sistema integrato di cartellonistica, attraversa l’intera zona casauriense. Si passa per Tocco da Casauria, si attraversa Torre de Passeri, dove è obbligatoria una visita alla vicina Abbazia di San Clemente, lungo l’antico percorso della Via Claudio-Valeria – la vulgata vuole che il Centerbe, liquore locale ad alta gradazione alcolica ricavato dalla infusione di erbe mediche, sia stata prodotta per la prima volta tra le mura benedettine – e si giunge a Bolognano, antico borgo adagiato su una collina che domina la Valle del fiume Orta. Un luogo che oltre ad essere il regno del Montepulciano d’Abruzzo per un lungo periodo è stato un avamposto artistico diffuso, grazie all’attivismo di Lucrezia De Domizio Durini, stravagante editrice, appassionata di arte contemporanea, conosciuta come la baronessa, capace con la sua energia creativa di trasformare l’intero paese in un luogo di cultura internazionale. A Bolognano visse per un lungo periodo anche l’artista e scultore Joseph Beuys, lo sciamano dell’arte, che proprio in quel piccolo borgo trovò il luogo ideale per dare libero sfogo alla sua visionaria idea di “scultura sociale”. Nel ’99 il Comune gli dedicò “Piazza Joseph Beuys”.

Il Centro termale di Caramanico

Per i più montanari invece il consiglio è quello di risalire il Parco della Majella e fare tappa, dopo una ventina di chilometri, nell’antico centro termale di Caramanico – la leggenda vuole che sia stato il nipote di Carlo Magno, il monaco Caro, a fondare la città – dove le duplici proprietà curative delle sue acque termali, solfuree ed oligominerali, promettono soluzioni miracolose. Da li i più volenterosi potranno anche addentrarsi lungo i sentieri di “Il Cammino di Celestino”, ideale viaggio sulle tracce dell’eremita Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, che scelse proprio la Majella per il suo percorso di fede. La fatica per il dislivello percorso sarà certamente ripagata dal magnifico panorama che si apre sul massiccio del parco e le sue rave, i ripidi canaloni delle valli che conducono alla vetta del Monte Amaro. E’ proprio vero che questo lembo terra abruzzese ha le stesse caratteristiche delle sgargianti bottiglie di Fausto Zazzera: mai uguale.