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Parco Eolico

Ulassai

Parco Eolico

Ulassai

Dove si trova

Si intravedono già dalla costa, prima di percorrere la strada che sale verso Ulassai, piccolo borgo che mantiene quasi intatte le caratteristiche architettoniche degli antichi paesi sardi. Alti, imponenti, osservano Il territorio circostante dall’alto della loro statura come guardiani severi. Sono i famosi Tacchi dell’Ogliastra (il più famoso è il monolitico Perda Liana), chiamati cosi per la conformazione simile ad un tacco di scarpa rovesciato. Enormi affioramenti di roccia calcareo-dolomitica distribuiti su un’area di circa trenta chilometri quadrati che caratterizzano questo territorio dell’entroterra della Sardegna, un immenso parco naturale, quello appunto dei “Tacchi”, dove tutto è selvaggio, brullo, incontaminato.

I paesi intorno sembrano solo un’appendice, quasi un incidente di percorso. Lo splendido mare della costa orientale è a soli venti minuti di macchina ma da queste montagne che variano dai settecento ai mille metri sembra lontanissimo. Qui a prendersi la scena è il fascino selvaggio della natura.

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Un territorio di tale portata non poteva che racchiudere al suo interno meraviglie di ogni tipo. Dalle cascate di Lequarci, in località Santa Barbara, che scendono da una falesia calcarea ad anfiteatro compiendo un salto che raggiunge i settanta metri, alle rinomate grotte di Su Murmuri, famose per la bellezza delle sue concrezioni calcistiche ma soprattutto per la maestosità dei suoi ambienti.

La grotta si è infatti formata nei calcari del Giurese (150 Ma) a causa della forza dell’acqua che ne ha scavato, per milioni di anni, una via sotterranea. Una parte di questo antico percorso ipogeo si è conservata fino ai giorni nostri e vale davvero la pena ammirarne la bellezza in una piacevole visita/passeggiata di quarantacinque minuti (gestita dalla cooperativa Su Bullicciu).

Piccolo paradiso per sportivi

Vista la conformazione I Tacchi rappresentano una sorta di piccolo paradiso per tutti gli escursionisti e sportivi. Non a caso le particolari pareti calcaree della zona, abbinate a panorami fantastici, ne fanno uno dei luoghi più famosi in Europa per l’arrampicata. Le prime vie furono attrezzate dall’arrampicatore Maurizio Oviglia alla fine degli anni Ottanta nel territorio di Jerzu ma con il tempo anche altri centri come Ulassai e Osini sono riusciti a mettersi al passo, aprendo decine di vie – potrete trovare il genere di arrampicata che preferite, ce ne sono per tutti i gusti, muri verticali, strapiombi, placche – e trasformando il territorio dell’Ogliastra in un punto di riferimento internazionale per gli scalatori.

Molti dei quali si danno appuntamento qui per il festival dell’arrampicata, che si svolge tradizionalmente nei primi giorni di giugno (attualmente fermo da due anni causa Covid). Nell’ultimo decennio molti appassionati hanno persino comprato casa in quest’area per potersi allenare liberamente.

Chi invece ai brividi della roccia calcarea preferisce il passo lento della camminata non avrà che l’imbarazzo della scelta, considerato che in questo parco naturale ogni sentiero sembra portare alla scoperta di un qualche habitat naturale che riporta indietro le lancette del tempo. Il più famoso è il Sentiero Italia Cai, un percorso escursionistico interamente segnalato che si sviluppa lungo l’intera dorsale appenninica, isole comprese, e che attraversa la Sardegna in senso longitudinale nel settore orientale dell’isola, attraverso ventisette tappe, una delle quali passa proprio all’interno zona dei tacchi dell’Ogliastra.

Ma sono molto interessanti anche i percorsi più locali, che raccontano la storia di un territorio. Come il cammino di San Giorgio Vescovo, alla scoperta degli itinerari di evangelizzazione del primo vescovo della diocesi di Suelli, nella Sardegna centro-sud orientale, o il “Sentiero dei Nuraghi”, un percorso di diciassette chilometri ad anello accessibile a tutti – la partenza è in località Pizzu ‘e taccu – che attraversa luoghi di interesse archeologico e antropologico.

L’artista Maria Lai

Veramente da non perdere, se transitate in queste zone, è il “Sentiero di Maria Lai”, artista conosciuta soprattutto per le sue opere tessili che rimandano al passato della sua terra e alle antiche tradizioni della Sardegna. Il paese di Ulassai è infatti disseminato di sculture, installazioni e altre forme d’arte che collegate tra loro disegnano un percorso monumentale a cielo aperto. Uno splendido esempio di arte pubblica e sociale che include anche opere di altri artisti e che prese il via nel 1981, quando Maria Lai realizzò la sua opera più famosa, “Legarsi alla Montagna”, una performance di Land Art collettiva.

Grazie, infatti, al contributo degli abitanti di Ulassai, tutte le case del paese vennero unite alla montagna che lo sovrasta tramite ventisei chilometri di nastro azzurro. La performance, che reinterpretava un’antica leggenda del paese (Sa Rutta de is’antigus), la storia di una bambina che riuscì a salvarsi dal crollo di una grotta inseguendo un filo azzurro che volava in cielo, è considerata la prima opera di arte relazionale al mondo.

Donna libera, visionaria, senza pregiudizi, sostenitrice del connubio arte/tecnologia, l’artista di Ulassai si spese anche a favore dello sviluppo delle energie rinnovabili. A riprova della sua sensibilità in tema ambientale all’entrata del grande parco eolico, sulla strada che porta a Perdasdefogu, si trova una delle sue ultime opere, intitolata “La cattura dell’ala del vento”. E’ una scultura in acciaio alta più di dieci metri, ispirata ad una maschera dedicata al dio vento e creata appositamente per celebrare i quarantotto aerogeneratori che svettano su un immenso e bellissimo altopiano, dal quale si gode una vista magnifica. Sono tante le scuole che ogni anno vengono a visitare il parco eolico con visite organizzate dal Centro di educazione ambientale ANEMOS di Legambiente.

Ma gli intrecci tra arte e vento non finiscono qui. Perché è anche grazie alle royalties provenienti dal parco eolico che il Comune ha potuto trasformare una vecchia stazione ferroviaria dismessa da decenni prima in una fondazione e successivamente in un vero e proprio spazio museale. O, meglio, nella “Stazione dell’Arte”, come è stata ribattezzata.

Un luogo dove sono esposte oltre 150 opere che Maria Lai aveva donato al Comune e che restituiscono ai visitatori l’esperienza creativa dell’artista, dalle sculture ai disegni a matita e su china, dai telai alle tele cucite, dai celebri pani fino ai libri cuciti e alla famosa serie delle geografie. Un museo, ci tengono a sottolineare in paese, che è il punto di arrivo di un percorso artistico che la Lai ha aveva iniziato d’intesa con la comunità di Ulassai in quel lontano 1981.

La Cantina Sociale Jerzu

Terminata la visita al museo il suggerimento, dopo tanto girovagare, è quello di fermarsi a godere i panorami dell’Ogliastra con un buon bicchiere di cannonau, il vitigno a bacca nera più famoso dell’isola che trova da queste parti un approdo sicuro. In queste zone agli inizi della seconda metà del Novecento un medico di nome Josto Miglior, poi divenuto un personaggio leggendario, fondò assieme ad altri illuminati pionieri la “Cantina Sociale Jerzu”, che nel tempo si è andata affermando come una realtà economica importante, capace di coniugare la qualità con la valorizzazione del suo territorio. Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento la Cantina Jerzu Antichi Poderi organizza visite guidate e tour tra gli antichi locali.