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Parco Eolico

San Marco dei Cavoti

Parco Eolico

San Marco dei Cavoti

Dove si trova

Un angolo di Provenza in Campania, ma senza l’odore dei profumati campi di lavanda. Benvenuti a San Marco dei Cavoti, borgo collinare situato nel cuore dell’Appennino sannita, dove le antiche origini provenzali – il borgo fu fondato dagli Angioini che a metà del XIV secolo ripopolarono il paese disabitato dalla peste del 1348 e distrutto dal terremoto del 1349 – vengono utilizzate dai suoi abitanti per rivendicare una loro specificità, una sorta di simbolo distintivo che li separerebbe dal resto dell’universo campano. I coloni provenzali arrivarono dalla cittadina di Gap, città dell’Alta Provenza, e chiamarono il borgo San Marco in onore del loro santo patrono. Radici provenzali che oggi permangono in alcune architetture, in qualche uso e costume e nei toponimi delle contrade: Francisi, Franzese, Borgognona.

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Se dovessimo indicare tre caratteristiche che contraddistinguono San Marco dei Cavoti dovremmo partire dalla forte identità medioevale, con tre delle quattro porte di accesso (Porta di Rose, Porta Palazzo e Porta Grande) alla cinta muraria che sono rimaste pressoché intatte. Poi bisognerebbe spendere qualche parola per raccontare la bellezza paesaggistica tipica di questi borghi che fanno parte della comunità montana del Fortore, luoghi con una forte personalità ma che sono anche crocevia di frontiera: da un lato il Molise, dall’altro la Puglia. E infine menzionare l’eccentricità dei suoi concittadini (e qui tornano i richiami provenzali). Come Lee Iacocca, l’emigrante americano che divenne il primo presidente della Ford, una sorta di leggenda dell’industria automobilistica; o come il cavalier Salvatore Ricci, che tutti qui in paese ricordano come il “maestro orologiaio”.

Un artigiano con la passione per i congegni meccanici che ha dedicato gran parte della sua vita a collezionare innumerevoli meccanismi di orologi da torre, facendoli tornare a funzionare dopo un meticoloso lavoro di pulitura e riparazione. Ricci ha recuperato pezzi vecchi provenienti da ogni epoca, grandi ruote dentate, orologi scomposti e arrugginiti, a volte veri e propri ammassi di ferraglia. Creando nel tempo una collezione molto rara che alla fine del XX secolo, grazie anche all’intuizione dell’allora sindaco Francesco Costa, ha trovato una casa permanente con l’istituzione di Il Museo degli Orologi da Torre, un luogo unico nel suo genere in Italia – e probabilmente in Europa – che custodisce 50 antiche macchine del tempo a partire dal 1500. Nel 2001, come premio per il suo impegno di maestro orologiaio, Salvatore Ricci ha ricevuto l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Il Museo della Pubblicità

A proposito di eccentricità. In paese un’altra stravaganza la si può trovare all’interno di palazzo Jelardi dove il nativo Andrea Jelardi, giornalista e scrittore, ha creato il Museo della Pubblicità, del packaging e del commercio.

Quattro sale bizzarre che ospitano oggetti pubblicitari, insegne, confezioni di dolciumi, manifesti e cartelli di propaganda del regime fascista. Curiosità: nel museo sono presenti le attrezzature del primo cinema di paese, risalenti agli anni Trenta, e sono state persino ricostruite per intero alcune attività commerciali d’epoca, come la bottega da barbiere dei fratelli Cuomo, antico salone che rimanda agli Venti del Novecento.

Una menzione speciale a parte, da queste parti, va naturalmente fatta per sua maestà il Torroncino, il vero anello di congiunzione tra il passato e il presente di San Marco dei Cavoti. Stiamo parlando di quelle prelibate barrette rettangolari realizzate a base di mandorle, nocciole, zucchero, miele e cioccolato fondente che ha reso un piccolo borgo di tremila anime conosciuto lungo la penisola e famoso in tutto Il mondo, persino in Giappone e in Australia. Quando si dice il made in Italy. Tutto cominciò nel 1891 quando Innocenzo Borrillo, rientrato da Napoli, dove aveva fatto il garzone in alcune pasticcerie apprendendo i segreti della scuola dolciaria partenopea, decise di aprire una piccola bottega artigianale, inventandosi dal nulla questo croccantino, poi brevettato nella seconda decade del Novecento. “Allora non c’era ancora il cioccolato. La versione base era il croccantino di mandorle e nocciole ricoperto di una glassa di zucchero fondente al cacao”, racconta Innocenzo Borrillo, che ha preso il nome del nonno e porta avanti la storica tradizione di famiglia.

Oggi – sorride – quello è diventato un torroncino di nicchia per i nostalgici”. Fino agli anni Ottanta in paese esistevano solo due aziende, quella di Borrillo e la dolciaria Serio, mentre oggi le aziende artigiane che producono il torrone sono una decina e rappresentano una realtà importante nel tessuto economico del paese. Se volete assaggiare una di queste raffinatezze e assistere anche alle fasi di lavorazione del croccante – senza far torto a nessuno quelle della ditta Altare sembrano elevarsi per bontà e originalità – allora l’appuntamento da mettere in agenda è quello della Festa del Torrone e del Croccantino, che da più di venti anni anima il borgo medioevale tutti i week end di dicembre dall’8 fino alla vigilia di Natale.

Cosa visitare nel territorio

Prima accennavamo alla bellezza del territorio. Una buona idea per esplorarlo potrebbe essere quella di abbinare la visita dell’elegante centro storico medievale al parco eolico di San Marco dei Cavoti, uno dei più estesi d’Italia. La visita, organizzata da “Il Portale dei Parchi”, è inserita nel progetto, “I Sentieri di Eolo”, finalizzato alla valorizzazione dei territori di ubicazione delle centrali. D’altronde una delle caratteristiche del borgo sannita è quella di godere di una posizione geografica invidiabile, con un affaccio panoramico che coinvolge i monti del Partenio, del Taburno e del Matese.

Passeggiate e percorsi in bici

Se siete appassionati ciclisti la zona della comunità montana del Fortore offre diversi affascinanti itinerari fai da te tra campi coltivati, solitari e impervi rilievi e antichi borghi che cercano di non smarrire la propria identità (troverete tutte le info nel libro di Rocco Cirocco “Il Fortore nei pedali”, Natan edizioni). Per gli amanti dei sentieri e delle lunghe traversate a piedi, invece, il consiglio è di provare almeno una tappa dell’antico Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, un tracciato di circa duecento chilometri che attraversa il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e raggiunge il Tavoliere delle Puglie. Un tempo veniva percorso dai pastori abruzzesi che d’inverno portavano i loro greggi a svernare al sud, oggi da moderni pellegrini che vogliono immergersi nella storia passata e riattraversare le antiche via di transumanza seguendo vecchie strade carraie. Last but not least, per i più intraprendenti suggeriamo un’originale alternativa: quella di contattare il locale maneggio The Soul of the Horses, che organizza magnifiche passeggiate a cavallo per principianti e non alla scoperta delle montagne e del territorio circostante.